Il corbezzolo o arbutus unedo, è un albero originario della zona mediterranea occidentale, appartiene alla famiglia delle Ericaceae e ci offre degli splendidi e gustosi frutti, molto apprezzati.
Pittura a olio di Piero DURAZZANI (60x40)
Può trattarsi di un alberello sempreverde dalle dimensioni assai variabili da 1 a 6 metri d'altezza, ma che a volte riesce anche a raggiungere i 10 metri, ha il tronco robusto e corto color bruno-rossastro ed è molto ramificato. Predilige i terreni leggermente acidi ed invece mal sopporta i terreni ricchi di calcare. Si adatta sorprendentemente alle zone colpite da incendi, dopo il passaggio del fuoco riesce infatti ad emettere rapidamente dei polloni vitali che favoriscono sua crescita. Ama molto il sole ed un clima temperato, lontano dai venti freddi e può resistere in periodi di siccità, è per questo una pianta tipica del sud, in modo particolare del bacino occidentale. La sua diffusione è dovuta soprattutto alla mano dell'uomo che ha scelto di coltivarlo per i suoi frutti dal sapore particolare e per il suo essere oltre che utile anche decorativo.
Si presenta particolarmente variopinto, grazie alla sua capacità di ospitare foglie, fiori e frutti contemporaneamente. I corbezzoli si presentano come bacche sferiche del diametro di circa 2 cm ricoperte da una spessa scorza formata da granuli, maturano in autunno, dopo un anno dalla fioritura, solo allora si presentano di colore rosso scuro, morbidi al tatto e con la polpa carnosa, sino a quel momento presenteranno colori variabili con tonalità dal verde all'arancio.
I frutti maturi ed immaturi convivono con i fiori, dal colore biancastro, a forma di campanella e tutti riuniti in mazzetti da 15 o 20, e le foglie, lunghe fino a 10 o 12 cm di un verde vivo molto lucido.
Durante il Rinascimento venne elogiato per i suoi colori che, in autunno, rimandavano alla bandiera italiana, verde (foglie), bianca (fiori) e rossa (frutti), e dunque considerato l'albero rappresentante dell'unità nazionale, qualche secolo dopo Giovanni Pascoli gli dedicò addirittura un'ode 'Al Corbezzolo' per cantarne le sue speciali caratteristiche. Qui di seguito riportiamo solo i versetti iniziali di questa poesia.
AL CORBEZZOLO (poesia di Giovanni Pascoli)
O tu che, quando a un alito del cielo
i pruni e i bronchi aprono il boccio tutti,
tu no, già porti, dalla neve e il gelo
salvi, i tuoi frutti;
e ti dà gioia e ti dà forza al volo
verso la vita ciò che altrui le toglie,
ché metti i fiori quando ogni altro al suolo
getta le foglie;
i bianchi fiori metti quando rosse
hai già le bacche, e ricominci eterno,
quasi per gli altri ma per te non fosse
l’ozio del verno;
o verde albero italico, il tuo maggio
è nella bruma: s’anche tutto muora,
tu il giovanile gonfalon selvaggio
spieghi alla bora:
il gonfalone che dal lido estrusco
inalberavi e per i monti enotri,
sui sacri fonti, onde gemea tra il musco
l’acqua negli otri,
mentre sul poggio i vecchi deiformi
stavano, immersi nel silenzio e torvi
guardando in cielo roteare stormi
neri di corvi.
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